Rino Tacchella ci parla di Pietro Morando, pittore Alessandrino
martedì, 05 Dicembre 2023

Una delle ultime conviviali che chiudono un anno molto ricco di eventi dedicati alla cultura e specificatamente a conoscere meglio l’ambiente artistico della nostra provincia che ci ha regalato personalità di primo piano quali Pietro Morando, Angelo Morbelli, Carlo Carrà. Relatore di assoluto spessore Rino Tacchella che ha svolto la professione di insegnante in Istituti Superiori e nella Scuola Media. A partire dal 1982, ha svolto l’attività di giornalista e critico d’arte iscritto all’Ordine. È consulente di arte e antiquariato presso il tribunale di Alessandria.

Appassionato d’arte si è dedicato per alcuni anni alla ricerca e alla riscoperta di quasi trecento pittori attivi nei due secoli nel territorio provinciale. Ricerca che si è concretizzata nella pubblicazione di un volume intitolato “Dizionario dei pittori alessandrini tra 800 e 900”.

Ha curato diverse personali di Carlo Carrà e di Pietro Morando allestite a Palazzo Monferrato e nel Broletto della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Pietro Morando nasce in Alessandria nel quartiere Orti nel 1889, Poco si sa della sua formazione, poliedrica e ricca di interessi: legge molto e visita mostre in tutt’Italia. Frequenta per un paio d’anni l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.  Per interessamento di Angelo MORBELLI ottiene dalla Provincia di Alessandria una Borsa di Studio per perfezionare la sua formazione frequentando l’Accademia di Brera. Frequenta soprattutto lo studio di Angelo Morbelli dove si appropria della tecnica divisionista, Con Morbelli si reca la sera al Caffè Biffi in Galleria Vittorio Emanuele dove conosce altri esponenti del Divisionismo come GRUBICY, PREVIATI, FORNARA e SOTTOCORNOLA.
Realizza opere attratto dalle visioni montane  e simboliste di GIOVANNI SEGANTINI. Nel 1909 viene divulgato il primo manifesto FUTURISTA, ma Morando non è particolarmente interessato al movimento. Di quel periodo e con quella tecnica si conoscono solo pochi disegni a matita e carboncino.

Nel 1915, dopo aver accompagnato Cesare BATTISTI in un giro di propaganda, si arruola e parte volontario nei reparti d’assalto. È ferito, promosso per meriti di guerra, decorato con tre medaglie al valor militare, viene fatto prigioniero e deportato in un campo in Ungheria. In trincea e nel campo di prigionia esegue a matita o carboncino oltre 400 «disegni di guerra» in buona parte conservati al MUSEO STORICO ITALIANO della GUERRA di ROVERETO. Tornato a casa alla fine della guerra, riprende a dipingere cercando di rinnovare la tradizione accademica; stringe amicizia con Carrà e Casorati.
Organizza mostre e convegni in Alessandria.  Nel 1924 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Tra le due guerre la sua pittura risente del gusto e delle tendenze che animano il periodo: post-impressionismo, valori plastici, ritorno all’ordine. Nel 1936 affresca il salone della Casa del Mutilato di Alessandria e per altre 7 edizioni partecipa alla Biennale di Venezia. Sul finire degli anni ‘40 si ha una graduale trasformazione del suo modo di dipingere: dalle figure tonde si passa a una figurazione in cui le forme sembrano definite con l’accetta, tagliate per linee diritte e spigolose che ne definisce il tratto caratteristico ed unico.  Dopo essere stato un fervente interventista, Morando abbraccia la causa antimilitarista e pacifista. La sua produzione diventa una denuncia contro la guerra e i danni che questa arreca. Nell’ambito del REALISMO STILIZZATO che caratterizza la sua ultima produzione (in cui ritorna a impiegare i mezzi tradizionali del dipingere -colori ad olio e pennelli), con un lavoro silenzioso di scavo mette in luce e tenta di riscattare gli umili, i diseredati, i vagabondi, i disoccupati che si adattano a qualsiasi occupazione nel tentativo di sopravvivere. Muore nel 1980 lasciando una ampia produzione non sempre lontana da polemiche.

 

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